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Il movimento fluido e ritmato, cadenzato dalla musica o dal solo respiro, l’ascolto profondo di sé stessi e dell’altro, l’abbandono del peso… Lo Shiatsu è una pratica che mi ha permesso, nel corso degli anni, di trovare cose dentro me che sono situate nel “qui e ora”. Al di là di tutto il chiacchiericcio mentale, al di là del brusio e del caos del mondo esterno, il fare e ricevere Shiatsu,  ha creato presenza .

E’ presenza ciò di cui abbiamo bisogno, sempre più, in una società che corre veloce e che ti porta in mille modi a distrarti, ad allontanarti da te e dagli altri; è presenza ciò che ci porta finalmente a soffermarci, a creare silenzio, a non cercare scuse e vie di fuga, ad affrontare le nostre paure e accettare le nostre verità.

Rimanere in equilibrio nel proprio centro è un grande lavoro. Se ne parla, si scrivono frasi, aforismi, ma chi lo fa? Chi lo pratica?

Questa è una riflessione che mi andava di condividere, perché centrale nel mio lavoro su me stessa degli ultimi 10 anni. E’ tornata in mille forme e in mille forme l’ho accolta e lentamente ho iniziato ad applicarla al mio quotidiano, specialmente al mio lavoro: dalla pratica nasce e alla pratica torna.

E qui lavorare diventa quasi una meditazione in movimento, una meditazione a due, perché lo Shiatsu è scambio e connessione e chi riceve non è necessariamente in una posizione passiva del lavoro, anzi partecipa attivamente rispondendo alle pressioni. Magari inizialmente l’Uke* può non accorgersi delle proprie risposte, ma sviluppando attenzione si renderà ben presto conto che qualcosa accade a un livello molto sottile: che il suo corpo risponde, che l’energia si sposta, si scioglie, si accumula o si disperde.

Tanto mi ha insegnato ricevere Shiatsu, quanto praticarlo sugli altri. Mi ha permesso di ascoltare il mio corpo in una maniera diversa, di essere presente ad esso, ai suoi disagi e ai dolori nascosti, quelle tensioni che tendiamo ad accumulare silenziosamente nel corso del tempo e delle quali spesso ci accorgiamo durante un massaggio o un trattamento.

La pratica mi ha insegnato anche l‘importanza del respiro. Il respiro è fondamentale alla vita, talmente fondamentale che lo diamo per scontato: è una cosa che accade in automatico e alla quale prestiamo poca attenzione, eppure quante persone respirano male o in maniera superficiale. Non mi ero mai resa conto di quanto le mie abitudini di respiro fossero “sbagliate” fino a che non mi sono ritrovata a praticare. Il respiro è il pilastro della presenza, come le grandi tradizioni ci insegnano, tra cui meditazione e Yoga, del quale il pranayama è essenziale strumento.

Così, durante il trattamento, anche il respiro cambia: si fa più calmo, più profondo, scende nella pancia e massaggia tutti gli organi, come durante il sonno. E nella calma creata dal respiro, nasce l’ascolto, la consapevolezza di sé e uno stato di rilassamento che ristora il corpo e lo spirito.

Non mi metterò a scrivere guide sul respiro, ma vi invito sul mio tatami a cercare insieme equilibrio e centratura.

Un abbraccio.

*Chi riceve il trattamento