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Quando mi sono avvicinata allo Shiatsu, 11 anni fa, non avevo ben chiaro cosa stessi cercando.

Ricordo di aver visto per strada la locandina di un corso introduttivo dell’Accademia Shiatsu Do e di aver pensato “si”. Non conoscevo la pratica in questione, ma in qualche modo mi sono sentita chiamata a esplorarla.

Sono sempre stata portata  per i massaggi, ho una buona manualità e sono una persona intuitiva, e in quel momento ho sentito che era una strada che dovevo intraprendere.

Ho deciso di rivolgermi a una professionista del settore, che praticava ormai da 30 anni, mi sono fatta trattare e consigliare da lei. Dopo quel primo trattamento la mia idea si consolidò e mi iscrissi al corso.
Mi piaceva la profondità delle pressioni, l’agio e l’intimità che si crea con l’operatore. A distanza di tempo, posso dire che sentivo la necessità di adoperarmi in qualcosa di pratico, fisico, manuale, tangibile, che mi permettesse di sfruttare e sviluppare il mio sentire.

I doni di questo percorso sono stati molteplici e i migliori sono quelli che non ti aspetti e che non cerchi.

Le basi per un buon trattamento Shiatsu quali sono? Morbidezza, abbandono del peso, ascolto, calma, respiro, consapevolezza del corpo. Praticare mi ha permesso di vedere e sentire le mie rigidità, la mia tendenza al controllo. Mi ha dato modo di lavorarci con pazienza nel corso degli anni (per questo lo Shiatsu non è qualcosa che si può apprendere in un fine settimana), di trovare la corretta postura, di ammorbidirmi, di centrarmi.

Ci sono volute centinaia di ore di pratica per affinare i miei strumenti e ogni giorno mi rendo conto che il viaggio non è mai concluso, si può sempre migliorare, andare più in profondità, osservare qualcosa in una maniera sempre nuova.

Una delle cose che maggiormente mi ha sorpreso è stato comprendere che durante un trattamento non sono io ad agire sulla persona, ma che agiamo entrambi: ci si viene incontro sul tatami e si danza assieme fino a che qualcosa cambia. Una meditazione a due, in movimento, durante la quale io sono solo un canale.
Mi ha sorpreso anche percepire il trattamento come qualcosa che lavora su più livelli: non solo fisico, ma anche emotivo e psicologico. Questo non è esattamente un segreto: è una cosa che chi pratica Shiatsu sa, ma sono contenta di poterne parlare dal punto di vista della mia esperienza personale e di poter dire “è proprio così”.

In questo anno un po’ difficile, specie per gli operatori come me, che lavorano a stretto contatto con le persone, ho messo in discussione diverse volte la mia scelta di lavorare con lo Shiatsu. Come tanti di noi, mi sono sentita messa alla prova, soprattutto nel mio intento. Mi sono domandata cosa mi avesse spinto verso questa professione e se era realmente ciò di cui avevo bisogno.

Mi sono resa conto che lo Shiatsu  mi permette di mettere alcune cose di me al servizio delle persone: ascolto, comprensione, accoglienza. Amo il contatto fisico, che mi aiuta a bypassare i tanti muri che tendiamo a costruire attorno a noi, e la connessione profonda che si crea con l’altro.
Mi piace l’intimità di questo scambio, tanto da volerlo portare nella mia quotidianità attraverso il lavoro, e mi piace vedere le persone alzarsi dal tatami rilassate, sollevate… leggere.

Alla luce di queste conclusioni, continuo ad adoperarmi per farmi conoscere, nel mio piccolo, nella speranza che questa avventura porti con sé nuove esperienze, nuovi progetti sempre all’insegna della ricerca di equilibrio, benessere e consapevolezza di sé.

Un abbraccio,

Giorgia